Fitoterapia, parte seconda, conclude la panoramica delle tecniche naturali e ci guida con un viaggio storico alle origini della medicina popolare e tradizionale di tutto il mondo.
ALCOOLATURI, PREPARAZIONI DA PIANTA FRESCA:
LE TINTURE MADRI
La pianta fresca, viene messa a macerare in un particolare solvente, di solito acqua e alcool etilico, dopodiché il composto viene diluito con acqua e alcool in porzioni di una parte di estratto e nove di solvente. Ha un grado alcoolico piuttosto alto ( da 50 a 70gradi); deve essere assunta diluita in acqua e deve essere tenuta in bocca, per assorbirla anche attraverso la mucosa. Si possono usare da 50 a 100 gocce al giorno.
MACERATI GLICERATI
La parte piú giovane della pianta fresca, come le gemme, i nuovi germogli e le radici piú giovani, vengono messe a macerare in una combinazione di acqua (20%), alcool (30%) e glicerina (50%). Successivamente, il composto viene diluito con acqua e alcool, in porzioni di una parte di estratto e nove di solvente. Il suo grado alcoolico, é di circa 30%; viene assunto diluito in acqua e deve essere tenuto un po’ in bocca, per assorbilo anche attraverso la mucosa.
OLI ESSENZIALI ED ESSENZE
La pianta fresca o essiccata, viene distillata in corrente di vapore o spremuta. L’olio essenziale che si ottiene, é un composto di sostanze organiche, con odore aromatico tipico e piuttosto penetrante. Deve essere tenuto al riparo della luce, dal calore e all’aria, perché non si alterino il colore e il profumo. Durante l’applicazione, possono essere mescolati ad altri olii, che ne favoriscono l’assorbimento.
LA FITOTERAPIA DALLE ORIGINI AD OGGI
Il regno vegetale ha costituito, da sempre, una fonte inesauribile di risorse dalle quali l’uomo, nel corso dei secoli, ha potuto attingere per soddisfare necessitá di vario ordine, primi fra tutti quello della sopravvivenza. Sicuramente, l’osservazione diretta degli avvenimenti, fu il primo metodo adottato dall’uomo primitivo, per poter intuire quale potenza si celava in molti organismi vegetali. Il bisogno di nutrirsi, fu la prima ragione che fece volgere lo sguardo dell’uomo, verso le piante, sia per cibarsene oppure come strumenti di caccia. I ritrovamenti di piante, frutti e semi medicinali avvenuti in diverse grotte, palafitte e caverne sparse in vari siti archeologici del pianeta, ci conferma che giá gli uomini dell’etá della pietra e del bronzo, erano a conoscenza delle proprietá medicamentose di alcune piante. Sicuramente, tutto avveniva in modo casuale, come per esempio l’ingestione di bacche di belladonna, che causava la morte, poté insegnare quale pericolo o quale virtú, fossero nascoste in questa specie vegetale. Gli uomini dell’era preistorica e dell’antichitá in mancanza di risposte logiche e razionali, dovuti alla mancanza di mezzi atti all’investigazione, spesso attribuivano a questi fenomeni, (e agli effetti di droghe ingerite), dei significati soprannaturali. Fu proprio questa la ragione, che alcune persone si distinsero dalle altre, per la perizia che dimostrarono nel soccorrere i feriti e gli ammalati; questo grazie all’uso delle piante medicinali ed all’aiuto degli dei, che ciascuno di queste piante simboleggiavano. I primi medici-sacerdoti, vennero ammantati di valore soprannaturale e sacro, tanto da potergli consentire di ricoprire le cariche ecclesiastiche piú importanti e di conseguenza, ricevere l’adorazione delle folle.
Venivano cosí “consacrate” l’origine della medicina e della fitoterapia. Questi erano praticate nei templi ad esse dedicati, che sorsero un pó ovunque: presso Cartagine, Alessandria, in Egitto, Grecia ed il Mar Egeo, qui dedicati ad Esculapio, (egli fu dapprima medico-chirurgo e successivamente divenne divinitá a furor di popolo).
Fin dall’antichitá (3000 a.C.) gli egiziani conobbero ed utilizzarono molte piante, tra cui le resine, che venivano usate nell’imbalsamazione dei morti. Oltre a moltissime sculture ed iscrizioni raffiguranti l’uso delle erbe mediche, che gli egizi hanno lasciato nelle tombe, nei palazzi, due sono i piú importanti documenti scritti giunti fino ad oggi. Essi ci svelano la loro conoscenza della fitoterapia: il papiro di Ebers, (1550 a.C.), ed il trattato di Imotep. In questi, come in altri papiri, costituenti i primi trattati medico-terapeutici, troviamo iscritte moltissime specie vegetali, come il lino, il cotone, l’assenzio, il melograno, il calamo, l’aloe, il ginepro, l’oppio, ed altre semplici preparazioni da queste derivate, come ad esempio gli oli di sesamo e di ricino, le resine di cedro, trementina, mirra, loto e sicomoro, usate, quest’ultime, a scopo conservativo, (antimicotico), nella pratica dell’imbalsamazione.
Ai Fenici, si deve attribuire il merito della diffusione in occidente di moltissime droghe e spezie esotiche. Questo popolo, di probabile origine orientale, grazie all’eccezionale abilitá nella navigazione ed alla notevole conoscenza delle specie vegetali, arricchí enormemente il patrimonio della dottrina fitoterapica del tempo.
La piú ricca farmacopea del mondo antico, é stata peró quella cinese.
I cinesi furono i primi a sperimentare la raccolta e la conservazione delle piante per la preparazione dei rimedi. Il primo erbario, sarebbe opera dell’imperatore Shen Nung, vissuto addirittura 2700 anni prima di Cristo.
Tra le piante piú utilizzate, tuttora largamente impiegata, c’era il ginseng, Panax ginseng, considerato afrodisiaco e ricostituente.
Alle pendici dell’Himalaya, nel subcontinente indiano, si sviluppó intorno al 2500 a.C. un’altra medicina molto antica, l’Ayurveda. La terapia veniva affidata alle erbe e le piú usate erano l’aglio, il pepe, lo zenzero, la canapa e il cardamomo. (Continua…)
(London, Maria Nozzolillo, Naturopata in formazione)