La storia della fitoterapia in occidente chiude questa piccola avventura alla ricerca delle radici della medicina “tradizionale” e naturale. Da Omero al grande E. Bach, passando per Galeno, verso i più ampi orizzonti dell’omeopatia…
In occidente, i primi cenni all’uso medicinale delle piante, li troviamo nei poemi di Omero. Successivamente Ippocrate, (460-370 a.C.), considerato il padre dell’odierna medicina, tanto che ancora oggi i medici professano il suo giuramento, con il suo Corpus Hippocraticum, ha iniziato la strada delle conoscenze mediche a partire dalle piante medicinali. Quasi nello stesso periodo, vengono scritte in Grecia, altre due grandi opere, attinenti al contesto terapeutico dell’epoca: l’Historia Plantarum di Teofrasto Eresio (371-286 a.C.), allievo di Aristotele, e il De Materia di Pedanio Dioscoride ( I secolo a.C.); quest’ultimo raccoglie in cinque libri l’uso medicinale di 500 droghe vegetali, classificate per attivitá terapeutica e divise in monografie, riportanti sia le indicazioni terapeutiche e sia, cosa che potrebbe stupire, le possibili falsificazioni ed i metodi per scoprirle.
Piú o meno contemporaneamente, Galeno, (150 d.C.), si formó presso le scuole dell’Impero Romano d’Oriente e divenne medico personale di Marco Aurelio. Scrisse numerose opere, che lasciarono una notevole traccia nello studio delle erbe medicinali, che per primo propose di miscelare. Ancora oggi, i medicinali preparati dai farmacisti, portano il nome di composti galenici. Nella stessa epoca, altri personaggi famosi della medicina, quali Cornelio Celso, autore del De re medica e Plinio il Vecchio, contribuirono ad arricchire la medicina, con lo studio delle qualitá terapeutiche di numerose piante. Il decadimento dell’Impero Romano, rappresentó una battuta d’arresto, nel progredire del sapere medico, che sotto le dominazioni barbariche, regredí. In questo periodo, il compito di capire e tradurre le opere mediche fu affidato ai religiosi. Nel 540, San Benedetto, fondó a Montecassino, l’ordine dei Benedettini. Egli riteneva, che la coltivazione delle piante fossero uno dei doveri dei monaci. In quasi tutti i monasteri, specialmente quelli piú grandi, si distinsero per vari tipi di giardini, tra i quali l’hortus sanitatis, riservato alla coltivazione delle erbe officinali. Nei monasteri furono istituiti gli Spedali, per la cura di numerose epidemie e vennero istituite, numerose figure specifiche: il monacus infirmarius e il monacus medicus, che dirigevano l’infermieria e la farmacia del monastero ed erano preposti alla coltivazione delle erbe, alla selezione delle sementi e ai rapporti con gli altri conventi, per la sperimentazione di nuove piante.
Molti passi avanti, vennero fatti nel corso degli anni ed i primi trattati di anatomia, legati ai nomi di numerosi studiosi, ( Folloppio, Malpighi, Botallo, Morgagni). I microbi furono scoperti per la prima volta nel 1800 ad opera di Pasteur, al quale si devono le prime vaccinazioni. Verso il 1790, Christin Samuel Hahnemann condusse degli esperimenti su piante officinali con il principio “Similia Similibus Curantur “, i simili si curino coi simili”, che ne fece il fondamento dell’omeopatia, un nuovo metodo di cura, utilizzando sempre le piante medicamentose, spesso ad alto contenuto tossico, ma fortemente diluite. Nel 1838 l’italiano Raffaele Piria, estrasse l’acido salicilico dalla corteccia di salice e lo identificó; con il passare degli anni altri studiosi riuscirono a purificare e a rendere l’acido salicilico tollerabile per l’organismo e fu brevettato con il nome dell’attuale aspirina.
Edward Bach (1866-1916) ideó la floriterapia, ispirata ai principi affini all’omeopatia. Egli studió non solo la malattia ma anche la personalitá e la psiche delle persone, ipotizzando che potesse esistere delle corrispondenze nel mondo vegetale. Nel 1900 Alexander Fleming scoprí la penicillina, una specie di muffa, Penicillium notatum chrysogenum, una scoperta fondamentale per lo sviluppo della medicina.
Nel 1986, la fitoterapia é stata ufficialmente riconosciuta in Francia, dal Ministero della Sanitá, come una medicina con dignitá autonoma. Prova incontestabile della loro efficacia, i medicamenti raccomandati in fitoterapia sono tutti titolati in principi attivi, il che significa che essi contengono sostanze dotate di attivitá farmacologiche.
In Italia, il concetto di fitoterapia intesa come disciplina medica che utilizza piante medicinali e derivati nella prevenzione e cura delle malattie é molto recente. Da soli venti anni circa, si é iniziato a parlare di atto medico, mentre prima in realtá si conosceva unicamente la realtá dell’erboristeria, cui peraltro va riconosciuto il merito di aver mantenuta alto l’interesse verso questa disciplina. La fitoterapia non segue particolari filosofie o credenze religiose, né metodologie diagnostiche o terapeutiche diverse da quella della medicina scientifica, semmai richiede e impone una verifica scientifica delle conoscenze affidateci dalla tradizione. É per questo che oggi gli studiosi, oltre a isolare, i principi attivi piú importanti, cercano di comprendere, per quale motivo una pianta usata nella sua totalitá, dia effetti diversi, da quelli ottenuti con l’utilizzo del suo solo principio attivo. Questa differenza di azione é stata imputata al cosiddetto fito-complesso, che secondo le teorie piú correnti é considerato come una entitá biochimica unitaria e dinamica. La fitoterapia ha seguito un lungo percorso, che affianca tutta la storia dell’uomo e che ha preso un posto di tutto rispetto all’interno del panorama della medicina.
Maria Antonietta Nozzolillo, London
(Naturopata in formazione)