L’empatia è una forma di contatto profondo e di conoscenza dell’altro. E’ la capacità umana di saper comprendere il proprio simile e di condividerne le emozioni. L’empatia è il feeling che unisce le persone e che le fa vibrare all’unisono in un campo di sentimenti comuni e di pensieri condivisi. L’empatia fa parte del nostro corredo genetico ed è un dono dell’evoluzione al genere umano, diventandone musa ispiratrice dei suoi valori più nobili, come l’altruismo e la solidarietà. Abilità sociali preziose per il benessere collettivo e per la convivenza pacifica, oltre che per l’equilibrio psicologico del singolo individuo. La dispatia, cioè il termine opposto, descrive l’incapacità di vedere e di sentire l’altro, di riconoscerne l’identità e il valore, una caratteristica “patologica” della mente, tipica del narcisismo e di altri importanti malesseri della psiche.
Di recente c’è un gran parlare di empatia. In un mondo dove la convivenza tra culture diverse sta presentando sempre nuovi problemi sociali ed etici, l’attenzione dei ricercatori e dei nuovi filosofi è volta allo studio dell’empatia come abilità innata da riscoprire e da valorizzare.Non è vero, ci dicono le neuroscienze, che l’uomo sia per natura individualista, concentrato solo su se stesso. Lo è diventato con il passare dei secoli, grazie a culture che hanno propagato la filosofia della difesa dei propri interessi e del profitto personale. Il principale “colpevole”a questo proposito sembra essere Thomas Hobbes, il filosofo che riteneva gli esseri umani capaci di due soli istinti: quello di sopravvivenza e quello di sopraffazione. Le nuove filosofie globali indicano una strada tutta diversa, luminosissima, dove gentilezza, comprensione e condivisione, sono i nuovi orizzonti dell’evoluzione del genere umano.
In Danimarca, il paese noto per essere il più felice del mondo, l’empatia è una nuova materia scolastica. Un’ora alla settimana, i bimbi delle elementari hanno “lezione di empatia”, dove essa viene sollecitata con esercizi di “cuore a cuore” ed altre specifiche attività.
L’Italia ha appena introdotto un programma di empatia presso alcune scuole medie, volto ad arginare il fenomeno del bullismo, e sono in progetto numerose iniziative pedagogiche in diverse città. Peraltro sono italiani gli studi recenti sui “neuroni specchio” scoperti da Giacomo Rizzolatti, che confermano che l’empatia è parte del corredo genetico della specie, una qualità innata.
Londra ha un vero e proprio museo dedicato all’empatia, nato da un’idea del filosofo britannico Krznaric che spera che dal suo piccolo museo di Riverside Gardens parta una rivoluzione: «Lo scopo – dice – è quello di creare un’esplosione di empatia nella vita quotidiana. Non vogliamo creare l’ennesimo museo Vittoriano, ma uno spazio di esperienze e condivisione». Per provare ad esempio a stare nelle scarpe degli altri, i visitatori possono indossare scarpe appartenute a profughi, emigranti, clochard, e farci una passeggiata. E se lo vogliono, possono poi farsi un giro con le calzature di un manager, per sentire le differenze. Proprio come suggerivano i Saggi dei Pellerossa quando dicevano: “Se vuoi conoscere una persona, cammina con i suoi mocassini”..
Uno studio aggiornato sull’empatia è stato condotto dalla Michigan University, prendendo in analisi 63 paesi e misurando il grado di empatia delle loro genti attraverso un sondaggio online. Secondo William Chopik, uno dei principali autori del progetto, i popoli caratterizzati da un apprezzabile senso della collettività e da una buona dose di autostima sarebbero i più propensi a immedesimarsi nelle emozioni altrui. A detenere il record di empatia nel mondo è l’Ecuador. A seguire Arabia Saudita, Perù, Danimarca, Emirati Arabi, Corea, Stati Uniti, Taiwan, Costa Rica e Kuwait. L’Italia è al ventesimo posto (quarta tra i paesi europei). In ultima posizione, la Lituania.
Beatrice Pallotta -naturopata Luiben