Il percorso di counseling è un sentiero di incontro.
La strada non è superiore a quella di colui che chiede aiuto, nè migliore.
Ci si incontra su un sentiero comune di ascolto, accoglienza, nutrimento, contatto e accettazione.
In quel momento,il disagio che la persona vive non gli permette di vedere bene l’orizzonte.
Il counselor non guarderà l’orizzonte dell’altro con i suoi occhi.
Aiuterà l’altro a riscoprire gli strumenti che gli permetterannò di aprire nuovamente gli occhi.
Non guarirà la ferita dell’altro, ma gli ricorderà che siamo in grado di autoguarire e trasformare ciò di cui siamo consapevoli.
Ascolterà la sua voce come fosse la propria, si porrà delle domande per comprendere meglio.
Ascolterà le sensazioni che lo attraversano per accorgersi di ciò che attraversa la persona che ha di fronte.
Ringraziando l’altro per essersi espresso, perchè ogni persona che chiede aiuto, aiuta.
L’altro sarà un’occasione per riconoscersi.
Non si può pensare di sostenere l’altro se non si è in grado di sostenersi,
non si può insegnare a vedere se stessi se non ci si vede.
Non si può insegnare ciò che non si è appreso e integrato.