Il pensiero di Carl Gustav Jung è molto vicino alla interpretazione olistica dell’essere umano, a quella ampia visone dell’individuo della naturopatia che lo concepisce nella sua integrità di corpo, mente, spirito, e della sua connessione energetica con l’ambiente. Diversi sono i possibili collegamenti tra Jung e la naturopatia moderna, e di entrambi con le grandi dottrine filosofiche orientali e con le nuove, strabilianti conquiste della fisica quantistica e delle neuroscienze.
Ad esempio, le teorie junghiane che collegano le attività psichiche individuali con il serbatoio infinito dell’inconscio collettivo da un lato, e dall’altro con l’energia della Terra e del Cosmo, si allineano perfettamente con le filosofie orientali e con la pratica della meditazione, che stimolano le persone verso la ricerca del “vero Se’”e della consapevolezza più profonda della propria esistenza.
L’analisi junghiana compie un viaggio affascinante all’interno della psiche, una tecnica da lui stesso accostata all’alchimia e ai suoi segreti. Si tratta di un percorso di “trasformazione”dell’individuo, un itinerario di liberazione dagli schemi mentali,verso una progressiva consapevolezza e auto-realizzazione del Se’. L’alchimia si proponeva di trasformare il piombo in oro attraverso stadi successivi, che Jung paragonò alle fasi progressive della sua analisi.
Opera al nero, o Nigredo, per l’alchimia rappresenta la materia grezza su cui lavorare, la prima fase di trasformazione. Nigredo è la fanghiglia acquitrinosa da cui possono nascere fiori meravigliosi e profumati, i fiori di loto, come nelle metafore buddhiste.
L’individuo silenziosamente e in solitudine, è invitato a guardare i suoi comportamenti involontari, automatici, convenzionali, per ritrovare la propria essenza. Con coraggio e volontà deve osservare il suo lato più oscuro, dissolvere le illusioni, far emergere paure e schemi mentali inutili. Vedere la propria “ombra” e illuminarla è il passaggio più difficile e penoso.
Rinascere è possibile solo quando si giunge alla consapevolezza e si riescono ad intravedere i bagliori dell’energia vitale dentro di sé. In questo stadio si entra in contatto con la propria reale natura. L’osservazione dei propri pensieri ed emozioni conduce alla vera conoscenza di se stesso, e all’armonia delle proprie parti femminili (Yin) e di quelle maschili (Yang), proprio come nel Tao d’oriente. L’energia, intesa come “libido”, contiene anche per Jung una doppia valenza.
Gli uomini ricercheranno in sé l’Anima (accogliente, mentale, spirituale), le donne l’Animus (la parte pratica, concreta, razionale).
La fase finale della crescita interiore, l’opera al rosso alchemica o rubedo, si compie con “l’apertura del cuore”. Colui che ha imparato a percepire la propria energia interiore, del tutto liberato dalla prigionia delle sue illusioni e automatismi, è ora capace di amare incondizionatamente anche gli altri. Offre il suo amore e la sua consapevolezza a servizio del prossimo. Diventa un Illuminato, un Bodhisattva, un Risvegliato alla Verità.
Rubedo è in grado di percepire esattamente la realtà, e sa andare oltre i suoi confini cerebrali. La sua energia è parte del Cosmo, è senza limiti, e si sa connettere profondamente con tutti gli esseri viventi e ogni forma di vitalità energetica della Terra e dell’Universo. Ha trovato la Coscienza Superiore, l’ispirazione divina, il vero senso della sua vita senza più limiti di spazio e di tempo.
A proposito Jung scrisse: “Nel profondo, esistere non è una persistenza incondizionata, ma una lenta crescita senza fine. Pensi di avere ancora i piedi immersi nell’acqua di una palude, ma lentamente stai scivolando verso il mare immenso, dove la terra ferma sembra soltanto un’isoletta del grembo del mare incommensurabile.”
Beatrice Pallotta -naturopata Luiben-