LUNA PIENA 14 DICEMBRE 2016

Il giorno in cui si festeggia il Santo Natale si sta avvicinando, ce ne accorgiamo dalle vetrine, dagli alimenti apparsi nei banchi dei supermercati o dalla pubblicità in TV, alcuni sono contenti di questo, altri non lo sono, perché prevedono già incontri con parenti non sempre piacevoli, i regali obbligatori e così via.

Quando le persone mi chiedono come vediamo questo evento noi “buddhisti”, io rispondo: “Bene!”, nel senso che è bello vedere le famiglie che si riuniscono, che si festeggi la nascita di un essere speciale, che questa venuta per il mondo ha avuto un grande significato, è stata una grande svolta!

Da quel momento le date importanti hanno un segno accanto: A.C. e D.C. (Inutile dirlo Avanti Cristo e Dopo Cristo), in seguito è arrivato il calendario Gregoriano e le sue “stranezze”, ma la cosa più bella è che ad ogni giorno di questo calendario viene abbinato il nome di un Santo e questo lo trovo fantastico.   Mi ricordo alcuni programmi radiofonici e poi televisivi, essi davano spazio al nome e alla vita del Santo del giorno, ricordando aneddoti e periodi passati.

Se solo pensassimo cosa significa questo: la vita di un Santo è da prendere come esempio di virtù e moralità, la testimonianza di un percorso sano e alla luce del giorno, potrebbe far nascere in noi un desiderio di “pulizia” e serenità, anche se alcune volte ricorda la storia di un martirio.

Purtroppo questo fa parte del patrimonio storico che stiamo perdendo, sarebbe bello fermarci un solo minuto a riflettere sulla vita semplice e la gioia del nulla, come sarebbe bello anche osservare che il tempo sta passando, ogni nuovo giorno ci fornisce lo spazio per disegnare la nostra vita, come un foglio bianco pronto per essere scritto o colorato . . . . e noi vogliamo perderci questa occasione?  Neanche per sogno! Attraverso le meditazioni del mattino, per esempio, stiamo comprendendo che siamo noi stessi gli artefici della nostra felicità e della nostra sofferenza . . . . tra le due è meglio scegliere la prima.

 

Riflessioni sul Dhammapada

LUNA PIENA – Mercoledì 14 Dicembre 2016

La gioia suprema

La fame è il più grave dei mali
l’essere soggetti a condizioni
fonte primaria di disperazione.
Vedendo le cose per quello che sono
chi è saggio trova la libertà, gioia suprema.

  Dhammapada strofa 203

Il nostro Maestro, il Buddha, comprese che la fonte della suprema felicità è conoscere la vera natura dell’esistenza e non la lotta per gratificare le nostre predilezioni. Le predilezioni condizionate esistono per tutti gli esseri, sia per quelli liberati che per quelli smarriti e confusi. Il nostro lavoro spirituale consiste nel vedere tutte le condizioni per quello che realmente sono – la naturale attività dell’esistenza – e non restare intrappolati in questa attività. La tentazione è di cercare di aggrapparci alle condizioni che corrispondono alle nostre preferenze e liberarci di quelle contrarie.  Questa inutile ricerca porta a una costante delusione; al massimo, riusciamo a gratificare le nostre predilezioni una volta ogni tanto. Il Dhamma ci insegna che la vera via della soddisfazione sta nel lasciar andare le preferenze attraverso la comprensione. È questa retta comprensione che porta alla gioia.